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MARCELLO PIRRO (1940-2008)

WIKIPEDIA: https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Pirro â€‹â€‹â€‹â€‹â€‹â€‹

A lato:​​​

Marcello Pirro in un murale presso l'ex carcere di Apricena, sede dell'associazione I POLLI DI PIRRO.​

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Marcello Pirro

“Dove non ci son strade per camminare... Tu riuscirai a trovarle”

(Hans Richter per Marcello Pirro)

 

 

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Nasce ad Apricena sul Gargano nel il 7 marzo del 1940, muore a Milano il 29 novembre 2008.

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Marcello Pirro è nato nel 1940 ad Apricena del Gargano, in Puglia. Si è formato culturalmente a Milano, ha vissuto tra Venezia, Milano, Pavia. Ha pubblicato poesie, che sono state tradotte in molti paesi, illustrate da Richter, Fontana, Guidi, Dova, Grippa, Vedova, Guttuso, Migneco ed altri con cui ha intrattenuto rapporti di amicizia e di lavoro. Nel 1964 ha fondato e diretto la rivista di lettere ed arti "La Città". Come artista visivo, sue opere si trovano presso collezioni private e in importanti musei in Italia e nel mondo. 

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Ognuno si porta il suo pane in spalla come una pena da consumare, lentamente,

per serenamente morire e intensamente amare  

(Marcello Pirro)

 

" (...) Quest'uomo difficile e apparentemente scontroso, questo gabbiano stanziale, dai lunghi voli e dalle profonde radici; questo piccolo uomo dall'aspetto di gnomo ha un cuore che viene da lontano. Il suo cuore bambino è legato ad una storia millenaria, la storia dell'uomo e nondimeno alla sua terra, il Gargano. Di questo non può dimenticare il calore e le asperità, la profondità delle cave di pietra, la durezza della pietra nel lavoro dei cavamenti, la dolcezza dei pomeriggi di infanzia a rincorrere farfalle. (...) E' il braccio proiettato all'esterno, in linea diretta testa-cuoremondo, a disegnare o scolpire il labirinto armonico-non armo nico di questa complessa equazione esistenziale e a lasciare un messaggio, una traccia profonda. 1 sogni in Marcello hanno di ritto al reale; il reale ha per dovere il sogno per esistere. Ogni attimo è puntualmente quell'attimo ma è anche il suo doppio, oppure è tutt'altro ma in ogni caso è puntuale. Così il dramma e l'ironia hanno fragili confini ma entrambi han no caratteristiche proprie, inconfondibili, connotazioni forti. Mi sembra di vederlo, mentre un sussulto sismico gli parte da dentro e lo attraversa, serrare quegli occhi buoni e trasformarli in laser ad incidere la realtà circostante; oppure porge re con modi ottocenteschi una rosa che può trasformarsi con un gesto in spada, lancia, bastone. Questa lacerante contradditorietà, Marcello l'ha vissuta in cessantemente, incessantemente frequentata fino a lacerarsi nell'intimo, senza sospendere un attimo di essere se stesso."

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(estratto da IL BARBACIAN periodico edito da "Pro-Spilimbergo", Anno XXIX, Dicembre 1992)

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